Il M° Mario Antonietti è nato a Sestri Levante nel 1918. Manifestò sin da bambino un grande amore per il canto, e si esibì diverse volte in pubblico con unanime apprezzamento. La crisi economica, le condizioni della famiglia e poi il militare e la guerra ostacolarono i suoi sogni artistici, ma soprattutto le difficoltà che tutti gli insegnanti di canto che frequentò (e non si possono contare!!) incontravano nel classificare e educare la sua voce. Ormai deluso e rassegnato, dopo 18 anni di vano peregrinare da una scuola all’altra, incontrò sulla sua strada il tenore Giuseppe Giorgi, il quale, a 75 anni, ancora era in possesso di una voce salda, squillante ed estesa. Anch’egli incontrò le stesse difficoltà degli altri suoi colleghi nel classificare e impostarne la voce, ma Antonietti chiese ed ottenne di rimanere presso la scuola, perché aveva capito che Giorgi aveva un imposto fantastico, e voleva studiarlo. Infatti, assistendo alle lezioni, dopo qualche tempo, esercitandosi da solo, riuscì a coglierne l’essenza e a riprodurlo su di sé. Una ricerca incredibilmente sofferta e puntigliosa, che diede però i suoi frutti. Capì, quindi, che tutti gli insegnanti ai quali si era rivolto avevano sbagliato la classificazione della sua voce, contribuendo probabilmente a peggiorarne corpo e timbro, e decise pertanto di dedicarsi all’insegnamento, con il pieno appoggio di Giorgi, che da tempo ne aveva capito le doti didattiche. La ricerca non terminò lì, perché Antonietti voleva capire ogni più piccolo segreto della voce, voleva capire il perché di ogni problema e come risolverlo. Una ricerca non solo di tipo scientifico (che svolse leggendo e frequentando corsi appositi) e storico (i trattati di canto), ma anche di tipo filosofico. Nel volgere di pochi anni raggiunse la piena consapevolezza di ciò che sta alla base della voce e del suo imposto artistico, potendo senza alcun problema dimostrare la fondatezza degli assunti che andava enunciando. Iniziò una vita per certi versi esaltante, ma anche piena di amarezze, delusioni cocenti che lo portarono in alcuni momenti ad allontanarsi dal canto e dalle persone. Tornò all’insegnamento, ma dedicandosi solo ai cantanti di musica leggera, rimanendo per qualche tempo ancora lontano dal mondo lirico, che molte ferite gli aveva causato, ma alla fine tornò anche ad insegnare il grande canto, ed ebbe, ormai già in età avanzata, la soddisfazione di vedere alcuni suoi allievi calcare i palcoscenici di grandi teatri, compresa “La Scala” di Milano. Nonostante le condizioni di salute lo minassero fino dalla metà degli anni 90, ha sempre continuato ad insegnare, anche dal letto di malattia, a scrivere e a produrre cassette audio per non far morire questa scuola, unica nella Storia. Per caso o per causa, ha incontrato alcuni allievi, come Fabio Poggi, che hanno proseguito la sua opera, anche se non certo con la maestria e l’incredibile sicurezza del Maestro, ma con la volontà e l’umiltà di chi vuol fare Arte e non millantare o inventare.